uncaria 60cps 30g

L’Uncaria è conosciuta per favorire le difese immunitarie, come preventivo antimicrobico ed antivirale, analgesico, antinfiammatorio e antireumatico.

L’Uncaria tomentosa è conosciuta per essere:

    Coadiuvante per favorire le fisiologiche difese immunitarie
    Coadiuvante nelle prevenzioni delle immunodeficienze acute e croniche
    Coadiuvante preventivo antimicrobico ed antivirale;
    Coadiuvante analgesico, antinfiammatorio, antireumatico; antiossidante; antimutageno, non mutageno

Nella tradizione dei gruppi indigeni dell’America tropicale (in particolare Amazzonia peruviana e
colombiana) la corteccia dell’Uncaria viene impiegata in uno spettro variegato di disfunzioni: dalle infiammazioni (soprattutto articolari) alle infezioni del tratto urinario; dalle ulcere gastriche alle impurità  della pelle; dalle emorragie ed irregolarità  mestruali, ai casi di febbre e di asma, ecc.
Gli studi fitochimici e farmacologici, i test in vitro e su animali, ed i test clinici hanno evidenziato:
– Attività  immunostimolante, attribuibile all’intero fitocomplesso, ma in particolare agli alcaloidi
ossindolici pentaciclici che stimolano la fagocitosi e la reattività  delle cellule immunitarie nei
confronti di batteri e virus, attraverso un aumento sensibile dei linfociti T;
– Attività  antivirale, attribuita in particolare ai glicosidi dell’acido quinovico, (in grado di inibire
l’attività  della DNA-polimerasi e della transcriptasi inversa, enzimi chiave nella replicazione
dei DNA dei virus e dei retrovirus);
– Attività  antinfiammatoria, che si estende a versanti anatomici più disparati (gastriti, coliti, acne, infiammazioni vaginali, artriti, reumatismi), attribuita alla frazione steroidea, all’acido ursolico e oleanico;
– Attività  antiossidante (antiradicali liberi), attribuibile all’intero fitocomplesso;
– Attività  non mutagena (negativa al test di Ames) e quindi rassicurante nell’impiego, ma altresì una interessante attività  antimutagena nei confronti di sostanze potenzialmente mutagene, testata sia in vivo che in vitro, ed attribuita prevalentemente all’attività  antiossidante svolta dalla corteccia.

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